A conclusione del XX «Festival Antegnati», lunedì - in Duomo Vecchio - l'organista Giampietro Rosato ha offerto un bellissimo, ampio programma, un viaggio fra pagine scelte di grandi compositori italiani, spagnoli e germanici dal '600 al '700. La musica strumentale s'irradia in Europa dall'Italia, dai veneziani Gabrieli, che raccolgono l'eredità dei maestri fiamminghi come Willaert, poi da Roma, con Frescobaldi e i suoi allievi tedeschi, e con Pasquini e Alessandro Scarlatti. La Spagna s'impone con l'arte di Correa de Arauxo, quindi dello splendido Cabanilles. La Germania del Nord, a sua volta, trova nel dotto olandese Sweelinck un caposcuola. E Sweelinck ebbe fra i suoi allievi Scheidt, tanto importante per la formazione di J.S.Bach. Si potrebbe continuare nel riconoscimento dei legami e delle influenze che ebbero l'uno sull'altro questi magnifici, così come dei loro rapporti stretti con la musica vocale, come la «Toccata del Nono Tono» di Gabrieli o la «Fantasia Chromatica» di Sweelinck, il sapientissimo «Tiento X de Batalla» di Cabanilles. O in contesti come quelli di Pasquini, memore della monodia e delle «passaggiate» alla Monteverdi, come la «Bergamasca» di Scheidt. E poi l'estro di Frescobaldi, di Alessandro Scarlatti, quest'ultimo impressionante, anche per slancio, nella «Toccata aperta all'organo». Giampietro Rosato ha dato carattere e colore ad ogni pezzo con registrazioni varie, raffinate. Sempre chiaro, misurato nei tempi e tecnicamente virtuoso, ha fatto davvero «cantare» il bell'organo «Antegnati Serassi», concludendo il recital con una intensa «Fuga Obligata» di Van Blankenburg, che guarda ai Gabrieli con sconfinata ammirazione. Applaudito a lungo dal folto pubblico, Rosato ha concesso un bis brillante di Domenico Scarlatti.
Fulvia Conter
(da "Giornale di Brescia", 10.10.2012)